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emanuela verzella

 

BIELLA 1-10-2025 «Il Consiglio regionale ha approvato il nuovo Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE), ma
lo ha fatto ignorando troppe criticità e lasciando irrisolti i nodi che i territori e le associazioni hanno sollevato con forza nelle audizioni. Il risultato – dichiara la consigliera regionale Emanuela Verzella – è un piano più a misura delle richieste del mercato che delle esigenze delle comunità locali e della tutela ambientale».
Un piano poco trasparente e complesso
Il PRAE si presenta come un documento ridondante, di difficile lettura, con richiami normativi ormai superati e senza strumenti adeguati di chiarezza e accessibilità per i cittadini. «La partecipazione pubblica – sottolinea Verzella – non può essere una formalità: un piano di questo impatto deve essere leggibile e trasparente».
Sovradimensionamento e consumo di suolo
Il nuovo piano conferma bacini e poli estrattivi spesso di dimensioni doppie o triple rispetto alle cave esistenti. «Questo significa – continua la consigliera – mettere a rischio suolo agricolo, paesaggi identitari, falde idriche e habitat naturali, in totale contraddizione con gli obiettivi europei di azzeramento del consumo di suolo entro il 2050».
Scarsa coerenza con le politiche climatiche ed energetiche
Nel testo non si trovano riferimenti vincolanti alla riduzione delle emissioni, all’uso di energie rinnovabili e alla rendicontazione della carbon footprint. «Il Piemonte – afferma Verzella – resta indietro rispetto agli obiettivi del Green Deal, della Strategia sulla biodiversità 2030 e del principio di No Net Land Take».
Il caso Valledora
Particolare allarme suscita la situazione della Valledora, area già pesantemente compromessa da cave, discariche e impianti di trattamento rifiuti. Gli emendamenti presentati da Verzella chiedevano che fosse la Regione, come ente pubblico di programmazione e pianificazione, a esercitare un ruolo sovraordinato e terzo nella gestione complessiva dell’area, garantendo il recupero ambientale, la tutela delle falde e un riequilibrio paesaggistico. «La Giunta – denuncia
Verzella – ha invece scelto di abdicare a questo ruolo, piegandosi ai semplici desiderata degli operatori estrattivi. Così si consegna un territorio già fragile a ulteriori pressioni ambientali senza reali garanzie di tutela e recupero».
Esautorati i Comuni
Il PRAE, in più punti, si propone come sovraordinato agli strumenti urbanistici locali, rischiando di svuotare di senso i piani regolatori comunali e i percorsi di democrazia partecipata che li accompagnano.
Conclusione
«Il Piemonte aveva l’occasione di scrivere un piano moderno, fondato sulla sostenibilità, sull’economia circolare e sulla tutela delle comunità locali. Invece – conclude Verzella – si è scelto di approvare un documento vecchio, che non guarda al futuro. Continueremo a vigilare perché le voci dei territori non restino inascoltate e perché le ferite ambientali già aperte, come quelle della Valledora, non diventino irreversibili».

 

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