PIEMONTE- 24-03-2024-- Dovrebbe approdare lunedì in Consiglio dei ministri il decreto legislativo di attuazione della legge- delega sulla riforma dell’ordinamento giudiziario.
Tra gli argomenti più spinosi si inserisce la proposta, che ha avuto parere favorevole nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, di un test psico-attitudinale per i nuovi magistrati che supereranno il concorso, da effettuarsi dopo la prova orale.
L’associazione nazionale magistrati non ci sta e in più occasioni, con comunicati resi pubblici, si oppone all’introduzione del test fondamentalmente per due motivi: dal punto di vista formale, la legge delega non prevede i test e quindi la loro approvazione sarebbe un eccesso di delega; dal punto di vista sostanziale, perché non si sa cosa siano ‘a cosa servano, come si strutturino, quali le conseguenze di un eventuale risultato negativo, quali le figure professionali che li effettueranno e li valuteranno’.
Secondo le ultime notizie, il decreto sulle forme di attuazione del test psico-attitudinale, dovrebbe essere concordato tra il ministero della Giustizia e il Consiglio Superiore della Magistratura, proprio per garantire unità di intenti e di organizzazione.
E’ noto che l’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha in più occasioni ribadito che l’interlocutore istituzionale per i magistrati è il Consiglio Superiore della Magistratura, che è organo costituzionale presieduto dal Capo dello Stato, e non certo l’associazione nazionale magistrati (che è organo privato). Questa presa di posizione ovviamente non piace all’associazione privata delle toghe italiane che invece vuole essere interlocutore principale con i governi per la tutela di ‘interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria’ (così recita l’art. 2, n. 3 del loro statuto associativo).
In un comunicato diramato ieri dalla giunta dell’ANM, si scrive, infine, che “lo sconcerto è grande, pari soltanto alla superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l’ordinamento giudiziario”.
Insomma, si alza la tensione tra ANM e ministro della Giustizia e conseguentemente con il Governo.