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PIEMONTE - 1-3-2024 -- Per i meteorologi, oggi 1° marzo è il primo giorno di primavera, stagione che astronomicamente sarà al via solo il 20 marzo. È tempo dunque di bilanci per determinare che inverno è stato quello che ci si è lasciati alle spalle; un inverno dai dati preoccupanti. Arpa Piemonte sentenzia: il trimestre invernale appena terminato ha fatto registrare sul Piemonte le temperature più calde degli ultimi 70 anni, con una media regionale di 4.5°C, ovvero quasi +3°C in più rispetto alla norma del trentennio di riferimento 1991-2020.

La mappa delle anomalie termiche invernali mostra come le zone montane e pedemontane abbiamo fatto registrare anomalie anche più calde rispetto alle zone pianeggianti, con punte di oltre +3.5°C in più rispetto alla norma; questo perché le giornate di inversione termica e di nebbia osservate in questa stagione, hanno parzialmente mitigato le temperature sulle zone della pianura padana.

Anche le numerose giornate di foehn, superiori ai valori medi del periodo 2000 - 2020 (36 giorni rispetto ai 24 medi) hanno contribuito ad innalzare le temperature. In particolare alcuni eventi intensi hanno fatto registrare valori record, come il 22 e il 23 dicembre o il 24 e 27 gennaio in cui la ventilazione forte ha determinato un marcato incremento delle temperature fino a 20-25°C sulle aree di pianura e media-bassa valle.

In totale, dal 1° dicembre fino a ieri, 2 giornate su 3 hanno fatto registrare temperature medie al di sopra della norma 1991-2020, con almeno 4 periodi in cui si sono raggiunti mediamente i record storici: fine dicembre, fine gennaio e prima decade di febbraio.

Nel dettaglio dei mesi invernali, spicca febbraio 2024, il più caldo degli ultimi sette decenni, che ha contributo in modo importante all’anomalia termica complessiva: +3.9°C oltre la norma.

Per contestualizzare questi numeri, basti osservare che con i suoi 6°C medi, il febbraio 2024 sarebbe stato un mese di marzo sopra media (+0.5°C) e per la precisone, sarebbe il 18° marzo più caldo degli ultimi 70 anni circa.

Anche a dicembre l’anomalia termica è stata davvero importante: +2.6°C oltre la norma e in questo mese abbiamo assistito al giorno più caldo della stagione ovvero il 23 dicembre 2023 con una media delle temperature massime sul Piemonte pari a 15.8°C (20.1°C sui settori pianeggianti) e picco stagionale di 25.2°C a Cumiana (TO).

Complessivamente per quanto riguarda le temperature, quest’ultima stagione invernale 2023-2024 va a chiudere un quinquennio davvero molto caldo: quattro degli ultimi 5 inverni sono stati tra i 10 più caldi degli ultimi 70 anni, e due di essi (il 2024 appunto e l’inverno caldo e secco del 2022) sono sul podio, con il 2023 (4°) subito a ruota.

Battuto di oltre mezzo grado e senza possibilità di appello, il precedente primato che apparteneva a due inverni non molto lontani nel tempo: quello del 2020 e quello del 2007.

Ma se per le temperature possiamo parlare di record storici e caldo anomalo, differente è stata la situazione delle precipitazioni che, grazie agli ultimi eventi piovosi e nevosi di fine febbraio, hanno fatto registrare a consuntivo valori ben al di sopra della norma climatica.

In tutta l’area alla testata del bacino del Po, si sono osservati mediamente 240 mm di pioggia e/o neve, il 60% in più della media di riferimento 1991-2020. Quasi tutto il contributo si è concentrato nel mese di febbraio, in cui ha piovuto e nevicato 4 volte in più della norma del mese.
In totale, abbiamo assisto a 12 giornate piovose (media regionale oltre i 5 mm), di cui 8 concentrate a febbraio che ha chiuso al 4° posto tra i mesi corrispondenti più umidi degli ultimi 70 anni.
Gli inverni più umidi e freddi sono ormai un ricordo degli anni ’70, mentre queste ultime stagioni sono state caratterizzate da temperature calde e accompagnate o meno da siccità: il 2021-2022 fu un inverno caldo ed eccezionalmente secco, quest’ultima stagione invece, sempre molto più calda della norma, è risultata molto umida, anche se tutte le precipitazioni si sono concentrate in poche giornate e le nevicate sono apparse solo in quota.
Sempre a proposito di neve, le nevicate copiose degli ultimi giorni di febbraio hanno riportato in media storica l’SWE (Snow Water Equivalent, il volume di acqua immagazzinata nel manto nevoso) sul bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino, recuperando un divario significativo, frutto di un inverno che fino ad oltre metà stagione era stato piuttosto avaro di nevicate abbondanti, anche a causa delle alte temperature.
Le ultime abbondanti precipitazioni invernali hanno fatto sentire il loro benefico effetto anche sui corsi d’acqua.

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