BOGNANCO- 25-02-2024-- C’è un po’ di neve fresca sopra i 1300 metri, sufficiente per rompere le scatole a chi vuole solo camminare, insufficiente per chi vuole gustarsi belle escursioni con le ciaspole, se non addirittura salite con pelli di foca e discese almeno accettabili. Per questo restiamo a basse quote e raggiungiamo un buon dislivello positivo grazie a su e giù con un po’ d’avventura nella bassa Val Bognanco.
GITA N. 143 O 24
BASSA BOGNANCO
FEBBRAIO 2024
Dislivello: 1100 m. Tempo: 5 h 30’. Sviluppo: 13,1 km.
Nuvole e sprazzi di sole. Ci siamo accordati per un’escursione senza neve vagando su e giù per la bassa Val Bognanco. Oggi si rinforza ulteriormente la squadra delle badanti grazie ad un’esordiente. Quattro signore, quindi, si prendono amorevolmente cura, insieme al medico di turno, di quattro anziani. E c’è anche la piccola Asia, border collie. Troviamo fortunatamente due parcheggi appena prima del ponte sul Bogna in località Torno, 435. Passiamo sulla sinistra orografica e, lungo la provinciale, ci portiamo in località Gabbio, 465.
Qui inizia l’evidente sentiero che, passando da Camparione, ci porta davanti alla chiesa di Monteossolano, 784. Breve pausa e seguiamo verso ovest il sentiero che lascia sulla destra, più in alto, il piccolo cimitero. In leggerissima discesa arriviamo all’Oratorio del Dagliano, 720, dedicato a San Rocco. La mulattiera scende ancora ad attraversare, su un ponte romanico, la profonda e spettacolare forra del torrente Dagliano, conosciuta in tutta Europa dagli appassionati di canyoning. Risale poi, a stretti tornanti, un centinaio di metri sulla destra orografica del torrente fino al bivio per l’Alpe Agrello, 765.
Qui teniamo la sinistra e raggiungiamo in breve Ca’ Monsignore, 714, dove ci rifocilliamo dopo un’ora e mezza di cammino. Prosegue il saliscendi che caratterizzerà la gita di oggi. E’ l’unico modo per superare un dislivello positivo importante senza alzarsi troppo verso la neve. Proseguiamo in direzione di Bognanco Fonti con una rapida discesa ad attraversare il Rio Rasiga su un altro bellissimo ponte romanico, a quota 650. Il rio è molto più povero d’acqua rispetto al Dagliano, probabilmente grazie alla gestione “diversa” delle relative centraline idroelettriche.
Di qui una breve risalita fino ad un bivio dove teniamo la sinistra e raggiungiamo la ex strada che, ad inizio anni 2000, doveva raggiungere da Bognanco Fonti la frazione di Valpiana. Questa strada, finanziata con 1.400.000 euro da noi contribuenti europei e già in parte franata durante la costruzione, è completa di asfalto, guardrail, muri laterali, arbusti e rovi. Non è mai entrata in servizio, ma va bene così.
Lungo quel che resta della strada scendiamo a quota 615 all’ingresso di Bognanco Fonti e, lungo la provinciale, risaliamo verso le Terme e al bar del signor Mella per un caffè-aperitivo (mezz’ora da Ca’ Monsignore). Attraversiamo il paese passando vicino alla chiesa e torniamo sulla provinciale all’ex albergo Croce Bianca. Qui imbocchiamo il bellissimo Sentiero del Paese Incantato che ci porta a Boco, 890. E’ tutto un susseguirsi di piccole opere d’arte popolare che rendono magica l’atmosfera del paese e del suo accesso. Proseguiamo con passo da turisti fino a Bacinasco, San Lorenzo e Graniga, 1090 (un’ora e un quarto dalla pausa caffè).
E’l’ora di pranzo e ci sediamo intorno alla fontana per recuperare energie e, soprattutto, per festeggiare il decano di oggi, che si avvicina velocemente a concludere il suo quarto ventennio. Asia approfitta della nostra euforia per fregarmi il pasto odierno appoggiato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ci tiene alla linea, ormai perduta, del suo padrone. Dopo l’allegro simposio nessuno ha più voglia di salire.
Scendiamo a Bacinasco e teniamo la sinistra lungo la strada asfaltata che attraversa la valletta del Rio Acquamorta e ci porta a Moraso e a Mulera San Giuseppe, 913, dove un edificio rosa, adesso abitato, era una scuola femminile dell’Istituto Galletti, fondata nell’ottobre 1861. Dall’oratorio il sentiero scende all’Alpe Piodellate, 838, e a Valpiana, 767. Qui mi lascio illudere dalla strada che, in fondo, abbiamo pagato noi contribuenti, anche per provare l’ennesima variante, sebbene ci siano due sentieri evidenti, uno per Bognanco Fonti e uno per Ca’ Monsignore.
Pago l’errore, che sicuramente mi verrà ricordato a lungo, ingaggiando una lotta titanica con rovi e arbusti. Un’ardita variante ci consente di arrivare al bivio che ci riporta ad attraversare il Rio Rasiga e a Ca’ Monsignore (un’ora e mezza da Graniga). Scendiamo a Messasca, 550, e di qui ci portiamo sulla strada provinciale. La seguiamo, in direzione Domodossola, fino alle auto (tre quarti d’ora). Al Circolo di Mocogna festeggiamo nuovamente il decano e i rovi di Valpiana.
Gianpaolo Fabbri.