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PIEMONTE- 26-12-2022-- Secondo il primo comma dell’art. 144 del Decreto Legislativo 152/2006 ‘Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato’. Dunque, l’acqua è di proprietà dello Stato.
Singole imprese possono, dopo apposi

ta autorizzazione e dietro pagamento, estrarre l’acqua minerale o termale e venderla. In Italia attualmente esistono circa 300 marche di acqua minerale (295 concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali, rilasciate a 194 concessionari e 489 concessioni per lo sfruttamento delle acque termali, rilasciate a 418 concessionari). Il Piemonte è la regione italiana con il maggior numero di concessioni (43).

Per ogni euro che incassa lo Stato per una concessione di estrazione dell’acqua minerale, l’impresa concessionaria ne guadagna 191 e avete letto bene (dati del ministero dell’economia riferiti al 2015).

Visto che il settore è così redditizio e l’acqua è di proprietà pubblica, non si comprende perché non sia direttamente lo Stato a sfruttare questa risorsa.
Tutte le infrastrutture pubbliche come gli acquedotti, gli impianti di depurazione o le fognature, appartengono al demanio dello Stato e non possono essere vendute.


Per il consumo di acqua potabile, normalmente, sono gli enti locali che gestiscono la sua distribuzione tramite l’ente di governo dell’ambito (ATO, Ambito Territoriale Ottimale) o lo danno in concessione a privati dopo una gara pubblica (si decidono in questo caso anche le tariffe da applicare ai cittadini).


Ma l’acqua è e rimane una risorsa pubblica di proprietà dello Stato anche se il servizio idrico può essere affidato a privati.

 

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