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PIEMONTE- 15-09-2022 -- I presidenti di Confindustria Piemonte, Marco Gay, e del gruppo Piccola Industria, Alberto Biraghi commentano i dati l'attuale scenario economico emersi dall’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane.
“L’analisi sulle Pmi contiene alcuni spunti di estrema attualità. Seppur relativa al periodo immediatamente successivo alla pandemia, cui è seguito un 2021 in Piemonte di ripresa maggiore rispetto alla media nazionale, guardando allo scenario i rischi sono gli stessi di due anni fa - afferma il presidente Gay -. La guerra in Ucraina, l'aumento di gas ed energia, lo shortage di materie prime e componenti, i costi di logistica hanno un’incidenza paragonabile al 2020. Di conseguenza le imprese definite 'sicure' già a fine 2021 in Piemonte erano il 17% in meno rispetto al 2019 e conseguentemente erano in aumento quelle solvibili, le vulnerabili e le rischiose stando al Cerved Group Score. Ecco perché come Confindustria, nell’attuale contesto abbiamo richiesto interventi straordinari in tutto simili a quelli post-pandemia, condividendo 18 punti che per noi costituiscono le priorità, tra cui chiaramente c’è il Pnrr da portare a compimento con le sue riforme. Chi fa impresa ha bisogno di stabilità e serve anche una visione di politica industriale chiara e condivisa tra istituzioni e imprese. Oggi soprattutto, tutto questo va a vantaggio dell’intero Paese per superare la contingenza e costruire la strada per il futuro”.

Il presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, Alberto Biraghi, aggiunge: "L’analisi sulle Pmi piemontesi evidenzia una capacità di reazione e ripresa da parte delle nostre imprese migliore rispetto alla media nazionale. E’ una conferma statistica alla percezione personale che ho avuto da quando sono presidente della piccole industria regionale. Tale capacità di resistenza ha anche impedito, fino ad ora, che gli aumenti di energia e materie prime, arrivassero fino al prezzo finale dei prodotti, anche grazie alle risorse di capitale delle imprese. Ora però, la strada si è fatta stretta, sempre più colleghi si trovano in difficoltà e si mettono così a rischio le intere filiere, dall’agroalimentare all’automotive, dal tessile ai servizi. E’ da oltre un anno che segnaliamo l’escalation dei prezzi dell’energia e del gas, ben prima dell’avvio della tragica guerra scatenata dalla Russia. Le risposte però sono arrivate in ritardo e hanno avuto un ‘taglio’ solo nazionale, invece che europeo come sarebbe stato auspicabile. Senza contare che molti imprenditori, si trovano ora nella paradossale condizione di dover iniziare a restituire gli aiuti avuti durante la pandemia, e hanno da pagare bollette quintuplicate, se non decuplicate in alcuni casi”.

 

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