VERCELLI 15-09-2022 Il segretario nazionale del Sappe Donato Capece è stato in visita di recente alla casa circondariale di Vercelli. Queste le sue dichiarazioni.
“Sono stato e torno volentieri in Piemonte per verificare le condizioni di lavoro dei poliziotti - spiega Donato Capece segretario nazionale del Sappe - Da tempo, gli appartenenti al Corpo si trovano in una notevole situazione di disagio a causa della carenza di organico in tutti i settori, della mancanza di vestiario, delle difficoltà di assicurare una costante manutenzione delle strutture: la Polizia Penitenziaria tiene duro, nonostante le mille difficoltà. Ed è grave che latitano gli interventi per porre rimedio a tutte le criticità del Piemonte penitenziario che il Sappe denuncia da mesi. Avremmo anche bisogno di maggiore collaborazione di alcuni direttori nelle relazioni sindacali e nel rispetto degli accordi sottoscritti, soprattutto nei penitenziari di maggiore importanza. Ma è assurdo che una Regione grande come quella del Piemonte non abbia, in ogni istituto, un direttore titolare in ogni carcere ed un funzionario di Polizia Penitenziaria a comando dei Reparti di Polizia”. “Ogni giorno nelle carceri piemontesi succede qualcosa ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre - conclude Capece - il Sappe denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Ma serve anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”.


