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cota roberto

La Corte Costituzionale nel mese di febbraio ha ammesso cinque referendum. Tutti sulla giustizia. Si andrà al voto sulla legge Severino, sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, sulla custodia cautelare, sulle firme per la presentazione delle candidature dei componenti togati del Csm e sul sistema di voto nei consigli giudiziari. Si andrà al voto entro il 15 di giugno e dovrebbe esserci un accorpamento con le elezioni amministrative. Trattandosi di referendum abrogativo, perché la consultazione sia valida è necessario che al voto si rechi la maggioranza degli aventi diritto. In questa campagna referendaria ci sarà l’occasione per approfondire quesito per quesito, spiegando sia le implicazioni tecniche che quelle politiche. In sintesi, i questi referendum intervengono su alcune norme che incidono negativamente sul nostro sistema giudiziario, tanto da far parlare di una giustizia malata. Questo, a causa di un uso abnorme di alcuni istituti (custodia cautelare), piuttosto che di una indebita interferenza giustizia/politica (legge Severino), o di una difficoltà di avere un giudice veramente terzo (mancata separazione delle carriere), o ancora della necessità di una maggiore trasparenza nella valutazione dei magistrati (norme per la votazione nei consigli giudiziari) e, infine, della politicizzazione della competizione elettorale per il Csm (regole per la presentazione delle candidature). I referendum non sono certo risolutivi in quanto servirebbe più che mai una riforma organica e radicale, comunque sono il primo passo di una battaglia culturale molto importante. Quella che punta ad avere una amministrazione della giustizia regolata da tempi certi, meccanismi trasparenti e dal principio secondo cui “la legge è uguale per tutti" e come tale deve essere applicata senza disparità di trattamento da giudici e pubblici ministeri. Al sistema una riforma della giustizia ispirata a questi principi non piace. Ci sono troppi interessi in gioco. Lo ha dimostrato il fatto che il centrodestra in tanti anni di governo non è mai riuscito a raggiungere il risultato. Sarà dunque una battaglia tutt’altro che facile. Senza contare il fatto che il momento non è dei migliori: la guerra in Ucraina ha comprensibilmente polarizzato l'attenzione mediatica. Bisognerà farsi largo per trovare spazio. Buona domenica e buona settimana.

Roberto Cota

 

 


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