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cinghiale

VERCELLI 17-01-2022 I casi di peste suina riscontrati tra Piemonte e Liguria hanno determinato un rilevante allarme
mediatico su questa malattia che colpisce la fauna selvatica.
L’Asl di Vercelli, per rassicurare cittadini e operatori del settore, ritiene significativo intervenire
con una nota in cui si fotografa la situazione attuale e si rassicura la popolazione sul fatto che nel
vecellese non sia stato rilevato alcun caso.
Nel frattempo sono rafforzate precauzionalmente le procedure di biosicurezza per impedire
l’ingresso del virus negli allevamenti suini del territorio.
Il Servizio veterinario dell’Asl di Vercelli interviene per fare chiarezza dopo l’insorgenza di un
focolaio di Peste Suina Africana in Piemonte in provincia di Alessandria, al confine con la
provincia di Genova. Una vicenda che «ha creato un allarmismo non motivato in quanto la malattia,
di cui tanto in questo momento si parla, pur essendo molto contagiosa, colpisce solo gli animali e
nella fattispecie cinghiali e suini domestici, ma non si trasmette assolutamente all’uomo neppure
ingerendo alimenti contaminati – sottolineano Elena Pavoletti e Daniele Masiero, Direttori
rispettivamente del Servizio veterinario Area B e Area A dell’Asl di Vercelli - Come per il consumo
di tutte le carni è importante osservare le usuali norme igieniche prima di cucinarle, sottoponendole
ad adeguata cottura (almeno 80°C al cuore del prodotto per almeno due minuti). Qualsiasi tipo di
preoccupazione che il nome della malattia potrebbe generare non è quindi giustificata. Non è la
prima volta infatti che vengono registrati nell’Italia continentale casi di peste suina ed in Sardegna è
endemica da diversi anni senza rappresentare alcun problema per l’uomo. I danni che la PSA
potrebbe generare sono limitati alla sola popolazione suina – aggiungono - con coinvolgimento
grave dell’economia degli allevatori del settore e dell’industria di trasformazione anche per il
possibile blocco delle esportazioni».
«La provincia di Vercelli è al momento indenne – proseguono Pavoletti e Masiero - e si stanno
mettendo in atto tutte le possibili procedure per il controllo della malattia, in particolare quelle
chiamate di “biosicurezza” che impediscono l’ingresso del virus nei nostri allevamenti di suini».
Anche i cittadini possono contribuire nel mettere in atto le misure preventive: è importante non
disperdere nell’ambiente residui di carne fresca o stagionata di suino, e in caso di presenza di
carcasse di cinghiali abbandonate anche in avanzato stato di decomposizione avvisare rapidamente
ASL, Carabinieri Forestali e Polizia Provinciale.

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