
Le cronache di questi giorni evidenziano ancora episodi di uso “improprio” dei social. Il Consigliere Comunale che ha chiamato la senatrice Segre con il codice nazista che porta sul braccio e la sentenza di condanna in primo grado nei confronti della insegnante che aveva scritto su Facebook un post contro il vicebrigadiere ucciso a Roma mentre era in servizio, sono fatti di stretta attualità. A parte la considerazione sul contenuto dei post, in entrambi i casi certamente inaccettabile, va fatta una riflessione generale sull'uso dei social. Su Facebook non si può scrivere quello che si vuole. La rete non è il proprio diario segreto, ma un potente strumento che può fare del male a molte persone e diffondere odio. Spero che l’indignazione non si esaurisca a questi due episodi, o ad altri che balzano agli onori delle cronache, ma si estenda a tutti i casi in cui si assiste ad attacchi e ad aggressioni social. La solidarietà e la conseguente tutela devono estendersi a tutte le vittime. Anche a quelle meno note. Il rispetto per le persone non è un valore secondario.
Buona domenica e buona settimana.
Roberto Cota


