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cota roberto

Le cronache di questi giorni evidenziano ancora episodi di uso “improprio” dei social. Il Consigliere Comunale che ha chiamato la senatrice Segre con il codice nazista che porta sul braccio e la sentenza di condanna in primo grado nei confronti della insegnante che aveva scritto su Facebook un post contro il vicebrigadiere ucciso a Roma mentre era in servizio, sono fatti di stretta attualità. A parte la considerazione sul contenuto dei post, in entrambi i casi certamente inaccettabile, va fatta una riflessione generale sull'uso dei social. Su Facebook non si può scrivere quello che si vuole. La rete non è il proprio diario segreto, ma un potente strumento che può fare del male a molte persone e diffondere odio. Spero che l’indignazione non si esaurisca a questi due episodi, o ad altri che balzano agli onori delle cronache, ma si estenda a tutti i casi in cui si assiste ad attacchi e ad aggressioni social. La solidarietà e la conseguente tutela devono estendersi a tutte le vittime. Anche a quelle meno note. Il rispetto per le persone non è un valore secondario.

Buona domenica e buona settimana.

Roberto Cota

 


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