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DOMODOSSOLA - 27-04-2021 - Non è un segreto che molte persone abbiano “accusato il colpo” per come sono andate le cose nell'ultimo anno, chi per l’economia, chi per la sanità o per la politica di gestione.
A diversi strati sociali il covid ha colpito tutti cambiando abitudini e modi di fare, bisogni ed aspettative, progetti ed obiettivi.
L’aspetto psicologico viene poco preso in considerazione in quanto non strettamente necessario alla sopravvivenza, ma in realtà questo periodo avrà cambiato la nostre vite per sempre, e gli effetti sociali psicologici che su alcune persone hanno fatto, stanno facendo e faranno, sono danni incalcolabili alla loro personalità come individui e come professionisti. Il distanziamento sociale, la mancanza del contatto fisico hanno ridimensionato temporaneamente usi e costumi di tutta la popolazione del mondo.

Testimonianze di artisti come Vasco Rossi hanno ammesso che il “lockdown prima di viverlo sarebbe sembrato un miraggio, con tanto tempo a casa senza impegni e molto tempo libero, ma in realtà vivendo la reclusione forzata si è bloccata anche l'immaginazione ed il trasporto per scrivere le canzoni, una sorta di apatia in cui cullarsi ma senza produrre nulla”.
Effetti come questi e anche peggiori sono comuni in tutti i paesi ed a tutte le età, basti ricordare gli episodi di violenza giovanile registrati fra un lockdown e l’altro, il cambio delle abitudini, degli orari, la mancanza di esposizione al sole e di socializzazione si sono tramutati in disturbi del sonno, compromettendo così inevitabilmente la qualità della vita.
Per alcuni soggetti si parla di depressione, ma con una netta differenza fra i soggetti che hanno avuto l’infezione covid e chi invece no, e ne soffre per gli effetti indiretti che provoca.
Nei casi di positività si descrivono effetti psicologici come “il senso di colpa” per essere sopravvissuti, “l’impotenza” di riuscire a guarire senza risultati, la “solitudine” nei casi di isolamento domiciliare. Fra i casi non positivi invece si parla di "frustrazione" per l'incapacità di reagire, di "apatia" come sintomo di salvaguardia psicologica. Fra le categorie più colpite gli over80, che considerati soggetti a rischio hanno passato un anno chiusi in casa senza poter incontrare i figli o gli amici; ma proprio questi soggetti hanno invece dimostrato di essere più resistenti psicologicamente mantenendo intatto lo spirito ottimista e una certa "joie de vivre" che ha solo chi nella vita certi problemi li ha già affrontati o magari ne ha affrontati di più gravi.
Al contrario un'altra categoria che andrebbe tutelata meglio è quella dei bambini, mantenendo le loro abitudini, con serenità e costanza cercando di evitare che siano esposti a immagini forti o sensazinalistiche piuttosto che a liti familiari derivanti dalle restrizioni da covid. Ricordiamo per questo aspetto l'impennata di casi di "violenza domestica" in tutto il mondo.
Dai figli piccoli a quelli più grandi, da neo genitori ai nonni la popolazione dovrà fare i conti con gli effetti psicologici della pandemia. Alcuni sono già diagnosticabili, altri probabilmente si manifesteranno in futuro in forme che ancora non possiamo immaginare.
Possiamo però analizzare il comportamento umano nell’affrontare un evento di portata mondiale che riguarda praticamente tutti.
L’uomo infatti, dinnanzi a problemi così grandi ha una reazione psicologica iniziale di incredulità e sottovalutazione della situazione nei primi 6 mesi, stato psicologico che finisce quando subentra la presa di coscienza della gravità, con i decessi che non si fermano, passando poi a paura ed angoscia con casi di vero terrore per la possibilità di perdere la vita o che la perda qualcuno di caro. A queste paure si devono sommare la consapevolezza che le cure non possano essere definitive e che il sistema sanitario non sia pronto per affrontare la pandemia, inoltre le opinioni degli esperti - sempre in disaccordo - non aiutano certo a stare tranquilli, ragioni per cui sono plausibili disturbi psicologici importanti, tanto da dover coniare il neologismo "Infodemia" cioè l'eccesso di informazioni dei media angosciante e nella maggior parte dei casi contradditorio. Del resto lo stress da pandemia è un nuovo tipo di stress, non paragonabile alle tipologie manifestate prima del 2020 visto che non è mai stato trattato e curato prima, chiamato “stress individuale comunitario”, già allo studio e segnalato dall’OMS che dichiara una priorità assoluta “la tutela della salute mentale” durante la pandemia. Sintomi come ansia, depressione e disturbi del sonno sono lo scenario di condizioni cliniche in ordine di apparizione derivate da:

- stress acuto per la situazione di allarme
- stress cronico per l’adattamento delle persone alla nuova situazione
- sforzo psicosociale ed economico per sopravvivere all’evento
- gestione dei danni subiti
- ricostruzione

Rimane il fatto che il mondo è stato travolto, e trovato impreparato, da un evento senza precedenti. In qualsiasi ambiente ha creato confusione, cambi di protocolli e regole. Anche lo stato psicologico delle persone ha subito cambiamenti, in quanto per la prima volta ci si è trovati davanti ad un problema collettivo senza avere gli strumenti e la forma-mentis necessaria quantomeno a ridurre i danni dell'impatto psicologico.
La depressione da covid non è l'unico sintomo, si registrano testimonianze di persone che hanno avuto la possibilità di completare progetti accantonati per mancanza di tempo, contattare persone care con più calma o ancora leggere dei libri fino in fondo, motivo per cui non si può dipingere un quanro di effetti psicologici totalmente negativo, purtroppo però, questa categoria non rappresenta una percentuale importante della popolazione. I danni psicologici ci sono e sono ingenti, alcuni si possono individuare e combattere all'insorgere ed alcuni invece li capiremo fra qualche anno quando anche la scienza avrà i numeri e le certezze che al momento scarseggiano. I dati parziali che vengono diffusi oggi creano una cortina di fumo che altro non fa che alimentare disturbi da “stress individuale comunitario”. E' il caso comunque ricordare che la psicologia è fondata sulla particolarità del caso, quindi ogni persona è a sè stante e come tale va trattata. Il ministero della Salute a tal proposito ha istituito un numero verde nazionale per le emergenze psicologiche che risponde al 800.833.833.

Manuele Dall'Ava

 

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